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Allarme riscaldamento globale: il 2024 anno più caldo dal 1980

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Dopo le previsioni di settembre le conferme di Nasa e Copernicus: superata la soglia di +1,5 gradi

Roma, 10 gennaio 2024 – Il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre. O, almeno, da quando è iniziata la registrazione dei dati nel 1880.

Il Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus (Copernicus Climate Change Service) aveva già lanciato l’allarme nel settembre dell’anno scorso, anticipando che quest’anno si sarebbe superata per la prima volta la soglia di 1.5 gradi sopra i livelli pre-industriali. La previsione è stata puntualmente confermata in questi giorni dall’agenzia spaziale statunitense Nasa e dallo stesso programma europeo Copernicus. Il nuovo record arriva dopo una serie senza precedenti delle temperature mensili di ben 15 mesi consecutivi registrati ai livelli massimi: da giugno 2023 ad agosto 2024.

È dunque ufficialmente assodato che il 2024 ha battuto tutti i precedenti record di temperatura globale. Questo evento non è solo un dato statistico, ma una incontestabile manifestazione del cambiamento climatico che sta stravolgendo il nostro pianeta. La Nasa riporta che le temperature globali nel 2024 sono state di 1,28 gradi sopra la media del trentennio di riferimento 1951-1980, e di 1,47 gradi più calde rispetto ai livelli pre-industriali 1850-1900. Per più della metà dell’anno appena concluso, le temperature medie sono state di oltre 1,5 gradi al di sopra dei livelli pre-industriali e per la prima volta anche la media annuale ha superato la soglia fatidica.

Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies della NASA, ha ricordato che l’Accordo di Parigi sul clima stabilisce esplicitamente il limite dei 1,5 gradi di riscaldamento quale obiettivo da non superare. “Le temperature durante i periodi caldi sulla Terra, tre milioni di anni fa – ha esemplificato Schmidt – erano solo circa 3 gradi sopra i livelli preindustriali. Oggi, in soli 150 anni, siamo già arrivati a metà di questo aumento”.

Il riscaldamento globale è il risultato di una serie di fattori legati principalmente all’attività umana. L’emissione di gas serra, come anidride carbonica, metano e ossido di azoto, continua a crescere, contribuendo a intrappolare il calore nell’atmosfera e ad innalzare le temperature globali. Negli ultimi decenni, l’intensificazione di fenomeni come la deforestazione, l’industrializzazione e l’uso di combustibili fossili ha accelerato il riscaldamento. Le analisi internazionali riportano che nei due anni precedenti, il 2022 e 2023, si sono registrati ulteriori aumenti record nelle emissioni di anidride carbonica derivante da combustibili fossili. La concentrazione di CO2 nell’atmosfera è aumentata da 278 parti per milione dell’epoca preindustriale alle attuali 420 parti per milione.

Oltre alle attività antropiche, anche il fenomeno climatico di El Niño, che si è intensificato nel 2024, ha giocato un ruolo nell’aumento delle temperature. Questo evento climatico naturale, amplificando il riscaldamento globale, ha creato condizioni climatiche estreme in molte regioni del mondo. Altri fattori che potrebbero aver contribuito al riscaldamento sono l’eruzione vulcanica di Tonga nel gennaio 2022 o anche la riduzione della copertura nuvolosa, che ostacola l’energia solare irradiata nello spazio.

Nel novembre scorso anche la Cop29, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si era aperta con la preoccupazione che il riscaldamento del globo avrebbe superato la quota di 1,5 gradi. Il primo giorno dei lavori, che quest’anno si sono tenuti a Baku in Azerbaigian, la Cop ha pubblicato un rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale Wmo, che lanciava, per l’ennesima volta, un allarme rosso per l’enorme ritmo del cambiamento climatico in una sola generazione, accelerato dall’aumento dei livelli di gas serra nell’atmosfera.

“La catastrofe climatica sta colpendo la salute, ampliando le disuguaglianze, danneggiando lo sviluppo sostenibile e scuotendo le fondamenta della pace. I più colpiti sono i vulnerabili”, ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, costatando con amarezza e delusione che le ambizioni dell’Accordo di Parigi sono in grave pericolo.

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