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Arts & Culture

Diario di un dolore in scena dal 16 gennaio al Teatro Basilica

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Tratta dall’omonimo libro di Lewis e dall’autoritratto di Franz Ecke, la rappresentazione è un progetto di Francesco Alberici,

Roma – 13 gennaio 2025 _ Prosegue la sesta stagione al TeatroBasilica, che dal 16 al 19 gennaio 2025 ha in programma “Diario di un dolore”, tratto dall’omonimo libro di Lewis e dall’autoritratto di Franz Ecke, un progetto di Francesco Alberici, con la collaborazione di Astrid Casali, Ettore Iurilli, Enrico Baraldi; in scena Astrid Casali, Francesco Alberici.

Tratto dall’omonimo libro di Lewis e dall’autoritratto di Franz Ecke, collaboratore della rivista Frigidaire, un lavoro che ragiona sulle rappresentazioni possibili del dolore rispetto alle intimità di ciascuno.

Si può raccontare il proprio dolore senza il sospetto di star tradendo sé stessi e la propria intimità? Un regista chiede alla sua attrice di lavorare a una messa in scena che affronti il tema del dolore, a partire da “Diario di un dolore” di C.S. Lewis. Come si rappresenta il dolore e quali sono i limiti nella possibilità di raccontarlo? La propria biografia può diventare l’oggetto della messa in scena senza il rischio che venga usata a fini spettacolari? E come si fa a ripetere, sera dopo sera, la messa in scena di un dramma, non di finzione, ma reale? Staccandosi sempre più dal libro di Lewis, e dall’idea di metterlo in scena, emergono le domande che divengono il centro di un altro, inaspettato, spettacolo. Mentre il mondo ci invita a catturare e narrare momenti di felicità, scopriamo che abbiamo più che mai voglia di parlare di dolore. 

Il regista apre le sue note di regia riportando le frasi di C. S. Lewis: “Nessuno mi aveva mai detto che il dolore assomiglia tanto alla paura. Non che io abbia paura: la somiglianza è fisica. Gli stessi sobbalzi dello stomaco, la stessa irrequietezza, gli sbadigli. Inghiotto in continuazione.” 

L'autore inizia con queste parole l'indagine spietata e puntale di ciò che accade nel corpo e nella mente dello scrittore al momento della perdita dell’amata. Questa breve lettura è stata la suggestione che mi ha definitivamente illuminato rispetto alla natura di questo progetto: negli ultimi due anni alcuni avvenimenti personali mi hanno portato a provare in maniera sempre più netta una sensazione di smarrimento continuo, una sensazione di irrealtà nei rapporti con gli altri, col tempo e con le cose. La lucidità di Lewis nel descrivere i suoi moti d’animo, il crollo della fede, l’impossibilità di gestire la memoria del passato che continua ad affiorare alla morte della moglie, è spietata e commovente al tempo stesso. Questo libro, assieme a molti altri materiali di riferimento, ma in particolare questo libro, vuole essere il punto di partenza di un‘indagine sul funzionamento del dolore – dolore legato ad una perdita, a un senso di fallimento o a uno smarrimento di vita. Le parole del neuropsichiatra Stefano Benzoni mi fanno sperare nel valore politico della scelta di affrontare un discorso – quello sul dolore – rimosso dal nostro lessico quotidiano: oggi non c’è un’epidemia di depressione tra i bambini, ma i dati segnalano un crescente disagio. Io invito a interrogarci se questa “epidemia di infelicità” non sia invece un’“epidemia di felicità”, cioè una sorta di ingiunzione morale collettiva rispetto al mantra della felicità.

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