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Elezioni di midterm Usa 2022: ritorno al populismo o mantenimento dello status quo?

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L'8 novembre gli elettori americani votano per la Camera dei Rappresentanti e un terzo del Senato. In ballo il destino della Presidenza Biden

Washington - 7 novembre 2022 _ Domani è un martedì speciale, negli Stati Uniti. È il martedì delle elezioni di medio termine, quelle in cui le elettrici e gli elettori di ognuno dei cinquanta Stati che compongono l'unione federale, vanno a rinnovare rispettivamente la Camera dei rappresentanti nella sua totalità, 435 membri e un terzo dei 100 parlamentari del Senato.

È il giorno che può decretare per un Presidente in carica la strada aperta per riproporsi per una nuova candidatura alla Casa Bianca (nel caso sia al primo mandato) oppure un tranquillo finale di carriera (se è al secondo mandato) o un triste e accidentato percorso finale della sua Presidenza, tanto da meritarsi poi l'appellativo di anatra zoppa, perché un Presidente degli Stati Uniti, senza almeno la maggioranza in uno dei due rami, diventa alla fine un Presidente dimezzato, costretto almeno sui temi di politica interna a trovare una estenuante mediazione con la maggioranza avversa.

Ognuno di questi tre scenari è potenzialmente possibile e Joe Biden lo sa, tanto da costringerlo a battere palmo a palmo gli stati in bilico, in particolar modo la Pennsylvania, dove nella stessa giornata e nella stessa serata, si è trovato a condividere l'attenzione mediatica e anche la presenza fisica nei confini dello Stato con il suo predecessore e rivale nel 2020 e probabilmente nuovo sfidante nel 2024: Donald J. Trump.

A dare una mano nello stesso Stato al Partito dell'Asinello è un altro Ex Presidente, Barack Obama, che di fatto, dal 2020, è il vero “uomo in più” della squadra democratica, capace di mobilitare non solo la popolazione afroamericana ma tutta quella middle class multicolore ( sia etnica che sessuale) che nella sua Presidenza aveva trovato finalmente cittadinanza e che ora si sente minacciata da un Partito Repubblicano, sempre meno moderato e sempre più in mano ai vecchi populisti come Trump o ai possibili loro nuovi eredi come il governatore della Florida, DeSantis.

Gli ultimi due anni della vita politica americana, sebbene caratterizzati da una maggioranza determinata e determinante per il  partito di Biden, hanno purtroppo avuto un battesimo di fuoco, quello del 6 gennaio 2021, con l'assalto di Capitol Hill, di un numero nutrito di sostenitori esagitati del Presidente uscente (ma che non voleva “uscire” per niente dalla Casa Bianca) Trump, con morti e feriti e tentativi di assassinio di alte cariche istituzionali più o meno velate, come quella dell'ex vice di Trump, Mike Pence, colpevole solo di essere a disposizione ai sensi di  Legge, come Presidente del Senato pro-tempore, per legittimare il risultato del voto dei grandi elettori a favore di Biden.

Un clima cospirazionista a destra che trova nella sinistra radicale del Partito Democratico americano un qualcosa di sicuramente diverso ma non certamente rassicurante ed edificante per  Biden, con la leadership parlamentare della deputata dello Stato di New York, Alexandra Ocasio Cortes, sempre pronta a tirare la corda con il Presidente stesso che con il resto del suo Raggruppamento.

La sensazione di quello che è il “mood” di questa elezione è quella che si percepisce dopo il tentativo di omicidio del marito della Speaker ( democratica)  della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, a suon di martellate dentro la casa di quest'ultimo da parte del fanatico di turno convinto dalle teorie del “Pizzagate”, la regina delle fake news , quella che racconta di un gruppo dirigente dem che si riuniva dentro i sotterranei di una pizzeria italiana a New York per compiere riti satanici e sacrifici pedofili.

A distanza di giorni, sono pochi gli esponenti repubblicani che hanno il coraggio di condannare nettamente l'attentato, per la paura di non essere più in sintonia con il loro elettorato

Dopo le elezioni di midterm probabilmente Donald Trump ufficializzerà la sua nuova candidatura alla Casa Bianca. Probabilmente lo seguirà  a stretto giro il governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis, suo “discepolo” 4 anni fa, ma ora pericoloso rivale e antagonista per lo stesso miliardario americano, in quanto capace di lavorare sulla costruzione del consenso sul suo stesso bacino elettorale.

Biden a parole, continua a confermare la sua intenzione di ricandidarsi per il secondo mandato. Ma alcuni suoi problemi di salute potrebbero costringerlo poi a cambiare idea. 

Kamala Harris, la vice-presidente potrebbe essere la sostituta ideale ma vi sono diversi personaggi dell'entourage democratico che hanno manifestato, in caso di rinuncia di Biden, interesse per una loro candidatura alla Casa Bianca, come il governatore della California Gavin Newsom.

Quello che è certo è che queste elezioni di “MidTerm” saranno anche fondamentali per capire che tipo di appoggio daranno gli Usa al governo ucraino, nei prossimi mesi. Se prevarrà la linea di sostegno senza dubbi a Zelensky o la visione trumpiana di disinteresse per la vicenda diventerà un assist per Putin.

In questo senso sarà di fondamentale importanza la maggioranza del Senato.

 

Angelo Pugliese 

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