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Gli investitori puntano sul verde

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Negli ultimi 5 anni il 64% ha modificato le scelte a favore di soluzioni sostenibili

Roma - 17 ottobre 2024 _ Le politiche dei grandi investitori già da oggi privilegiano gli investimenti ‘verdi’, quelli cioè che vanno a finanziare imprese sostenibili e impegnate in azioni di riduzione delle emissioni di CO2.

Le scelte degli investitori si orientano verso soluzioni sempre più verdi: negli ultimi 5 anni il 64% ha modificato l’allocazione a favore di investimenti sostenibili, nel 2019 il 95% degli investitori millennial era interessato agli investimenti sostenibili (+9% dal 2017). E le cifre in ballo pesano trilioni di dollari. In totale nei prossimi anni si prevede un trasferimento di patrimonio dai baby-boomer ai millennial di ben 30mila miliardi di dollari.

Con la decarbonizzazione ci si pone l’obiettivo di ridurre, fino al completo azzeramento, le emissioni di CO2. Di pari passo procede la politica degli investitori, che fanno sempre più attenzione alla carbon footprint dei loro investimenti e all’osservazione di quel valore nel tempo. La loro strategia già da oggi privilegia gli investimenti ‘verdi’ o, meglio, quelli che vanno a finanziare imprese sostenibili e impegnate in azioni di riduzione delle emissioni. 

L’orientamento di decarbonizzare in modo efficiente il portafoglio con una strategia a zero impronta di carbonio si avvale oggi dei nuovi requisiti ESG (Environment, Social, Governance) che forniscono alle imprese, ma ancora di più a investitori, erogatori di credito, assicurazioni, uno strumento di valutazione preciso e appropriato del livello di sostenibilità nei vari settori su cui si riflette l’attività di una azienda e della sua supply chain, la filiera dei fornitori. 

L’obbligo di misurare i valori ESG è già in vigore per le aziende di grandi dimensioni e cioè con più di 500 dipendenti, ma in tempi brevi è già previsto l’allargamento della platea a quelle con più di 250 dipendenti. In ogni caso sono già programmate nuove direttive europee che faranno aumentare in modo esponenziale il numero delle aziende che dovranno presentare la misurazione dei propri criteri ESG, prevedendo via via la misurazione  delle emissioni dirette prodotte da un’azienda, poi delle emissioni indirette di un’azienda in conseguenza del consumo energetico e infine di tutte le altre emissioni indirette derivanti dalla Supply Chain ovvero la filiera dei fornitori, la catena di approvvigionamento che globalmente concorre a produrre un prodotto, nei singoli passi che vanno dal fornitore al cliente.

Man mano che le aziende, grandi e medie, vorranno documentare i valori delle loro emissioni saranno tenute a includere nei conteggi anche tutti i loro fornitori. In pratica anche le aziende di piccole dimensioni, se vorranno conservare i loro contratti di fornitura, dovranno organizzarsi per ottenere una valutazione dei criteri ESG. 

Ludovico Tallarita

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