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Il mondo dopo il G20

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Il disgelo tra Usa e Cina suggella nuovi assetti nel mondo

Roma - 15 novembre 2022 _ Il G20 di Bali non è ancora terminato ma già emergono quelli che sono i tratti caratterizzanti di questo Supervertice che da qualche anno cerca di integrare la distanza che intercorreva tra i 7 Paesi industrializzati dell'area occidentale e quelli che una volta venivano definiti “i Paesi emergenti” ma che di fatto è diventato unico vero momento di confronto tra Occidente e Oriente.

Il primo dato che non si può non riconoscere è il disgelo tra Stati Uniti e Cina. Un disgelo che è stato possibile perché entrambi i leader delle due superpotenze, Joe Biden e Xi Jinping, hanno terminato la loro fase di verifica politica interna. Per il Presidente Usa le elezioni di midterm sono andate più che bene, con il mantenimento del Senato in mano “Dem” e con una vittoria alla Camera Repubblicana, che se ci sarà, ogni giorno pare diventare sempre più risicata e che comunque non vedrà tanti repubblicani di area trumpiana sedere in Campidoglio. Per il Segretario del Partito Comunista Cinese, lo svolgimento del suo congresso è stato sostanzialmente come da copione, con la conferma della sua carica probabilmente a vita e con il rinnovo della classe dirigente da lui scelta, senza sbavature.

Perciò i due Presidenti, sebbene ancora distanziati da modi di intendere la politica di sviluppo per i loro Paesi diversi e da approcci strategici per il prossimo futuro che non possono che essere per forza di cose divergenti, hanno comunque trovato lo spazio e il tempo per rassicurare quella “Terra di Mezzo ”che unisce i loro due mondi così diversi: Il mercato globale e l'economia di mercato.

Una “Terra di mezzo” che adesso è invece messa a repentaglio dall'azione irrazionale di Vladimir Putin verso l'Ucraina, che oramai sta per essere sconfessionata quasi totalmente anche da parte Cinese. Non è un caso che prima del bilaterale tra Xi e Biden, fonti diplomatiche cinesi abbiano fatto trapelare che il Presidente Cinese non fu informato in anticipo della intenzione bellica del suo omologo russo e che non siano stati pochi i morti cinesi per mano dei missili russi su territorio ucraino nei primi giorni della invasione a febbraio.

Il secondo aspetto caratterizzante del G20 2022 è la frattura che si va a creare tra Stati che dovrebbero essere alleati e amici. Pensiamo al caso Italia-Francia sui migranti o peggio ancora alle condoglianze della Casa Bianca a seguito dell'attentato di Istanbul di domenica 13 novembre  rifiutate da Erdogan, su basi onestamente pretestuose ( Il Presidente turco tende a ricattare Nato e Usa in merito all'allargamento della Alleanza Atlantica ai Paesi Scandinavi, mettendo veti su loro ingresso a causa della politica di accoglienza verso le minoranze curde in quei Paesi, che Erdogan tende ad accusare di qualsiasi cosa succeda in Turchia, come appunto l'esplosione nel centro della ex Costantinopoli).

Ma se sul rapporto tra il nostro governo e quello di Parigi si possono nutrire buone speranze di ricucitura, su quello tra Turchia e Paesi occidentali in primis gli Usa, le speranze tenderanno a diminuire col passare del tempo. Lo stato a cavallo tra Europa e Asia Minore ha una leadership monocratica che tende a credere veramente di poter esercitare una egemonia militare su un quadrante così complesso come quello del Medio Oriente, nonostante abbia una economia in continua discesa e con una inflazione che sfiora il 100%. E finché queste ambizioni saranno accompagnate da una logica autoritaria e anche poco leale verso l'Alleanza Atlantica a cui comunque anche la Turchia deve la sua sicurezza negli ultimi 70 anni, sarà difficile avere un rapporto normale.

Il terzo aspetto che emerge da questo G20 è il ruolo che l'autonomia energetica ricoprirà nei prossimi 10-20 anni nella evoluzione economica globale.  Gli Usa si trovano oramai in questa condizione dalla fine della Presidenza Obama mentre la Cina da questo punto di vista può solo cercare di diversificare ancora di più la sua catena di forniture. Da non sottovalutare il ruolo di player globale nel campo energetico non solo nell'ambito dei fossili da parte dell'Arabia Saudita e la sua spregiudicatezza nel ridelineare i prezzi verso i cosiddetti Paesi Amici negli ultimi mesi.

In conclusione, il G20 di Bali è probabilmente un momento di passaggio tra un certo di mondo e un altro. Ma non sappiamo se questa fase di transizione durerà ancora o avrà di nuovo degli “stop and go”.

Angelo Pugliese 

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