Bonn - 28 settembre 2024 _ … … Questo seminario ribadisce un messaggio: esiste l’urgenza di una transizione energetica che sia concreta, pragmatica, sostenibile, efficace. Per troppo tempo abbiamo affrontato in modo inadeguato la questione della tutela dell’ambiente e del cambiamento climatico, opponendo artificiosamente fra loro le ragioni della gestione dell’esistente e quelle del futuro dei nostri figli e nipoti. Inadeguato, il modo che abbiamo adoperato. Perché abbiamo pensato di poterla affrontare procedendo in ordine sparso, con lo sguardo rivolto alle scoperte del passato, con risorse ordinarie, con strumenti obsoleti.
È invece soltanto attraverso la cooperazione tra Stati, adesione agli obiettivi condivisi nell’ambito delle Nazioni Unite e risorse straordinarie che possiamo imprimere l’indispensabile accelerazione alla lotta al cambiamento climatico, per andare alla transizione energetica globale. C’è, spesso, contraddizione tra lo sforzo di individuare obiettivi in sede internazionale e le politiche poi messe in atto, concretamente in campo, in sede nazionale, pur dagli stessi decisori. Le conseguenze dei nostri ritardi sono sotto gli occhi di tutti e sempre conseguenze nefaste.
L’intensificazione della frequenza delle catastrofi naturali è evidente e condiziona ogni aspetto della nostra vita, devastando interi territori, mietendo vittime. Di fatto, le conseguenze del cambiamento climatico, e dei nostri ritardi nella sua mitigazione, privano l’elementare diritto alla vita a molte persone, costringendole spesso alla fuga dai luoghi che abitano, in cerca di sopravvivenza. Se vogliamo lasciare alle future generazioni un pianeta dove l’umanità possa vivere e prosperare in pace ovunque, in ogni luogo, in ogni continente, dovremo compiere, tutti insieme, progressi decisivi.
Germania e Italia insieme possono fornire un esempio concreto di responsabilità e di cooperazione. L’anno scorso, in Sicilia – come ricordava cortesemente il Presidente Steinmeier – abbiamo insieme visto le conseguenze dei terribili incendi che avevano devastato quell’isola, ma abbiamo anche visitato a Catania un grande progetto europeo, quello di Enel Green Power, noto come “Fabbrica del Sole”, stabilimento di pannelli solari, esempio della capacità di innovare e sostenere la filiera europea in settori strategici.
I nostri due Paesi esprimono molteplici eccellenze in ambito industriale e tecnologico. Sono economie che si caratterizzano per un elevato consumo di energia. Entrambe sono impegnate nell’affrancamento dai combustibili fossili, per pervenire a un sistema energetico sostenibile, in grado di coniugare un’ambiziosa politica climatica con la salvaguardia delle filiere industriali, della crescita, del benessere.
La profonda integrazione fra i nostri sistemi produttivi e il peso specifico – così ampio – dell’interscambio bilaterale, mentre vede la conferma della Repubblica Federale Tedesca come primo partner commerciale dell’Italia, impone di rendere sempre più condiviso il percorso comune verso il perseguimento degli obiettivi che in ambito europeo ci siamo posti in termini di neutralità climatica, generando anche nuove opportunità di collaborazione industriale.
È una sfida per l’innovazione in cui si gioca il futuro e poco importa che il peso dell’Unione Europea sul piano dell’equilibrio ecologico globale sia minore di quello di altri colossi industriali che si attardano, invece, contribuendo in modo decisivo all’inquinamento ulteriore del pianeta. Le loro scelte appaiono fuori dal tempo ed è un orgoglio dell’Europa proporsi di puntare al futuro. Germania e Italia, primi due Paesi manifatturieri della Unione Europea, hanno interesse a coordinarsi sul piano politico, scientifico, imprenditoriale, in tutte le aree rilevanti per la transizione verde, proseguendo nella integrazione sistemica delle proprie infrastrutture energetiche.
Questa la strada per conseguire i comuni obiettivi politico-strategici di essere avanguardia nelle tecnologie di punta, procedendo sulla strada della de-carbonizzazione dell’economia, quella di diversificazione delle fonti energetiche, con una maggiore resilienza di fronte agli shock esterni e con vantaggi rilevanti per l’intero sistema produttivo, una volta che sia a regime. Del resto questa è stata la intuizione di Robert Schuman: “L’Europa dei piccoli passi”. L’idea secondo cui, come diceva, “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da concrete realizzazioni che creino anzitutto una solidarietà di fatto.”
Tutti sono chiamati a cooperare. Protagoniste sono, anzitutto, le imprese tedesche e italiane, al fianco delle istituzioni nazionali e sovranazionali, al fine di accogliere e promuovere soluzioni idonee ad accompagnare la transizione verde, rafforzando, al contempo, la base industriale delle due principali economie manifatturiere in Europa.
Oggi, rappresentanti di grandi gruppi dei nostri Paesi si sono confrontati su temi quali l’idrogeno e l’energia verde, come abbiamo ascoltato. La presenza, al loro fianco, di esponenti del mondo della ricerca e dell’innovazione conferma la rilevanza di un dialogo che individui soluzioni vantaggiose per rispondere alle principali sfide globali in tema di transizione, a partire dalla mitigazione e dall’adattamento degli effetti del cambiamento climatico.
L’Unione Europea è chiamata a compiere uno sforzo straordinario in questo settore. La nuova Commissione – che si insedierà fra poco – ha definito un portafoglio dedicato alla transizione pulita, giusta, competitiva. Ed è anche un messaggio del Rapporto Draghi – che poc’anzi citava il Presidente Steinmeier – che mette in chiaro che, per garantire la capacità di competere, l’Europa ha necessità a lungo termine di abbandonare i combustibili fossili e compiere la transizione, evidenziando il nesso – come ha fatto quel Rapporto – decarbonizzazione – competitività.
Il Rapporto, è opportuno ricordarlo, è utile, ammonisce circa il rischio di fallimento per l’Europa senza un coerente impegno nelle politiche da mettere in atto. Ricette semplicistiche per problemi complessi, come quelli che dobbiamo affrontare, sono adatte soltanto agli imbonitori. Si tratta di un progetto ambizioso che potremo realizzare soltanto accettando una maggiore cooperazione, che ci consenta di muovere verso una Unione dell’energia, con un ruolo analogo a quello che la collaborazione in materia di acciaio e carbone seppe avere, nel secondo dopoguerra, per ricostruire e rilanciare la crescita dei Paesi europei, dando inizio – con quella scelta lungimirante – al percorso di integrazione.
La congiuntura internazionale è fitta di insidie e di sfide. Le guerre, ai nostri confini, ne sono l’esempio più evidente. Sono temi, quelli del clima e dell’energia, che, come quelli della difesa, interpellano la nostra sovranità, spingendoci sempre più verso la cooperazione per un suo esercizio della sovranità sempre più responsabile e mutuo.
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Il discorso integrale è visibile sul sito Quirinale.it al link https://www.quirinale.it/elementi/120750