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Arts & Culture

L'Amleto di Shakespeare al TeatroBasilica fino al 15 dicembre

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La tragedia del principe di Danimarca portata in scena da Maria Vittoria Argenti, Francesco Buttironi, Alessio Del Mastro, Alessio Esposito, Alessandro Fabrizi, Laura Mazzi, Salvatore Palombi, Clemente Pernarella con la regia di Alessandro Fabrizi

Roma – 10 dicembre 2024 _ Sarà in scena al fino al 15 dicembre 2024, La tragedia di Amleto, principe di Danimarca di William Shakespeare, con la traduzione di Nadia Fusini. Regia di Alessandro Fabrizi. Con Maria Vittoria Argenti, Francesco Buttironi, Alessio Del Mastro, Alessio Esposito, Alessandro Fabrizi, Laura Mazzi, Salvatore Palombi, Clemente Pernarella.

Il Principe Amleto torna ad Elsinore da Wittemberg per il funerale del padre e l'immediato matrimonio della madre con lo zio. Il fantasma del padre gli appare per rivelargli di essere stato ucciso da suo fratello Claudio, ora re e marito di sua madre Gertrude, ed esortarlo alla vendetta. Amleto, che sarebbe voluto tornare a Wittemberg, si trova suo malgrado protagonista di una tragedia di vendetta, a fare il pazzo per non morire e a cercare di capire quanto sia vero quel che gli ha detto lo spettro. Lo aiuta il teatro, con cui "cattura la coscienza del re".

“Un ennesimo Amleto, un Amleto in più – scrive nelle sue note il regista Alessandro Fabrizi - Lo ha tradotto per noi Nadia Fusini, lo ha riscritto pensando alla scena, assistendo alle nostre prove, ascoltando le parole dal corpo e dalla bocca degli attori. Non una traduzione lineare, da testo a fronte, ma una riscrittura dinamica, da parte di una studiosa che questo testo ha sondato in profondità. Di quest'opera celeberrima, T. S. Eliot scrisse che "lungi dall'essere il capolavoro di Shakespeare, il dramma è certamente un fallimento artistico"; il protagonista è "dominato da un'emozione inesprimibile perché in eccesso ai fatti quali appaiono". Vorrebbe essere uno studioso ma il fantasma del padre gli affida il ruolo del vendicatore, lui assume volentieri quello del fool e di fatto scardina la tragedia di vendetta. "Io ho dentro di me", dichiara alla sua prima apparizione, "qualcosa che supera la scena ". Troppo intelligente, troppo ironico, troppo. E forse il genere teatrale che calza meglio a quest'opera, tra tutti quelli che elenca Polonio all'arrivo degli attori a corte, è quello di "poema illimitato", per la quantità di direzioni che prende e gli stili che incorpora: dramma famigliare? tragedia di vendetta? giallo? L'opera conserva tracce della leggenda medievale di Amleth narrata da Saxo Gramaticus, incorpora la filosofia dell'epoca e stimola molta di quella a venire, squarcia l'eroe tragico con le inquietudini dell'uomo moderno, e si riaffaccia nel teatro dell'assurdo e in Becket. Comunque sia, "poema illimitato" o "fallimento artistico" a quest'opera, nei secoli, non hanno saputo resistere centinaia di attori e attrici, registi e registe, di teatro e di cinema, di ogni parte del mondo. Anche noi non abbiamo resistito. Ma come avvicinarsi a quest'opera tanto imperitura quanto delicata? Noi ne abbiamo ricavato un copione per 8 attori e 15 personaggi, che si muovono su una scena nuda, o quasi, con elementi di costume e un'illuminazione priva di effetti, per giocare al gioco teatrale che offre lasciando spazio alla forza evocativa delle parole e dei corpi, affinché trovino albergo nell'animo dello spettatore, luogo insondabile dove, davvero, accade l'atto teatrale.

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