Atlanta - 07 dicembre 2022 _ Alla fine queste elezioni di midterm non sono state una disfatta per la Presidenza Biden. Al contrario, con la vittoria di questa notte nello stato della Georgia al ballottaggio per il posto al Senato del senatore democratico uscente Raphael Warnock contro il repubblicano di fede trumpiana Herschel Walker, il partito del Presidente ha alla Camera alta una maggioranza più solida di quella di due anni prima: 51 senatori contro i 49 repubblicani, mentre nel novembre 2020 il rapporto era di perfetta parità, 50 a 50 con la necessità di utilizzare il voto del vicepresidente degli Usa, di fatto Speaker del Senato, Kamala Harris, per affermare di nuovo il predominio democratico.
A tutto questo va aggiunto che sebbene la Camera dei Rappresentanti sia in mano al Partito Repubblicano, il risultato anche lì non è stato eccezionale e lo scarto è minimo.
Di fatto, con il Senato dalla sua parte, Biden, nel prossimo biennio e quando sarà necessario, potrà far passare un suo candidato alla Corte Suprema, senza particolari problemi o gestire alcune commissioni parlamentari dedicate ai capitoli di spesa del bilancio Usa senza dovere ricorrere a sfiancanti e inutili trattative sia con i repubblicani che con il democratico conservatore Joe Manchin, che spesso ha votato con i colleghi del partito dell'elefantino.
Da sottolineare che la sfida per questo collegio senatoriale in quello che era uno degli stati simbolo del profondo Sud degli States, quello più legato nel XIX secolo allo schiavismo ed alla segregazione razziale nel XX secolo, è stata tra due persone di origine afroamericana. Due esponenti ovviamente diversissimi tra di loro, considerato che il secondo è stato anche sostenuto dall'ex presidente Donald Trump, in tutta la campagna elettorale. Ed è proprio questa ennesima sconfitta di uno dei candidati alle elezioni di medio termine che erano stati indicati dal miliardario newyorkese, già in pista oramai per la sua terza candidatura alla Casa Bianca, a delineare un quadro diverso dei rapporti di forza all'interno del Partito Repubblicano, che prima di queste elezioni sembrava essere caduto nella sudditanza psicologica del trumpismo, ma che ora potrebbe creare condizioni di contendibilità per la nomination a candidato presidente per altri esponenti politici conservatori.
Ludovico Tallarita