Londra, 06 gennaio 2023: Gianluca Vialli è morto. Una delle leggende del calcio italiano, sicuramente il giocatore simbolo ( assieme al suo “gemello del goal”, Roberto Mancini) della Sampdoria di Vujadin Boskov, che nel 1990-1991 riuscirà nell'impresa storica di vincere lo scudetto a Genova, giocando un calcio divertente e allegro e dando una immagine divertente e allegra e giocosa del gruppo.
Per chi è nato negli anni ‘70 e ha iniziato a seguire con attenzione il calcio tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ‘90 la Sampdoria di Vialli ( ma anche di Mancini, Vierchowood, Pagliuca per citare altre bandiere della squadra blucerchiata) era prima di essere una squadra per cui tifare o “gufare” era un club. calcistico da osservare con piacere e attenzione. Vi era bel gioco ma vi era soprattutto la percezione di una atmosfera positiva, allegra fuori e dentro negli spogliatoi, seria ma non seriosa in cui giocava un ruolo importante anche un Presidente come Mantovani che era un padre per i suoi giocatori e un allenatore come Boskov che dell’arte di sdrammatizzare e di assecondare i talenti era un Maestro.
E' morto a 58 anni per un tumore che purtroppo come certe gare in Champions League ti vede partire in svantaggio nei primi 20 minuti con 3 goal di scarto e dove pensi di poter recuperare e andare ai supplementari e magari vincere ai rigori.
Vialli ai supplementari ci era arrivato, ma purtroppo dopo sei anni, questa mattina a Londra, non è riuscito a tirare dal dischetto l'ultimo penalty, quello per eliminare la squadra della recidiva.
La sua vita calcistica non era iniziata a Genova e non era terminata a Genova, ma era passata per Cremona, la sua città natale, dove era nato nel 1964, figlio di una famiglia benestante e colta e in Italia era terminata a Torino, con la Juventus prima di Trapattoni e poi di Lippi, con cui aveva chiuso l'esperienza bianconera nel maggio 1996 con la vittoria a Roma della Champions League contro l'Ajax, una Coppa che aveva già sfiorato con la Sampdoria nel 1992 a Londra in una drammatica finale con il Barcellona.
E proprio da Londra nel 1996 era ricominciata la seconda fase sportiva di Gianluca , ma in verità era iniziata la seconda vita, quella che l'avrebbe visto prima giocatore icona del nuovo Chelsea e poi anche allenatore e infine perfettamente integrato con il mondo britannico tanto da trovare moglie e residenza proprio nella capitale del Regno Unito.
E poi negli anni 2000 l'ipotesi di poter diventare allenatore della nazionale italiana, ipotesi poi tramontata per motivi che mai sono stati chiariti e infine una vita diversa, piena di volontariato, associazionismo, giornalismo sportivo in televisione con Sky, voglia di di esplorare nuovi confini come quelli della scrittura e non solo in ambito sportivo, ma sfociando anche nella letteratura vera e propria.
Nel 2017 l'inizio di questa lunga sfida con il tumore al pancreas, una sfida prima gestita in maniera personale, poi resa pubblica con una intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo sul “Corriere della Sera”, una partita in cui il grande uomo di calcio aveva deciso di schierare in campo tutti i suoi sogni e i suoi affetti, con l'obiettivo di rovesciare il risultato.
L'11 Luglio 2021 sembrava che ci fosse riuscito quando a Londra in panchina a Wembley insieme al suo amico e compagno di squadra di sempre, Roberto Mancini ( in quel momento e ancora ora commissario tecnico della Nazionale) nel ruolo di capo-delegazione degli Azzurri aveva ottenuto una doppia soddisfazione vincendo nello stadio londinese l'Europeo che gli aveva negato 29 anni prima la Coppa dei Campioni e con la squadra italiana con cui non era riuscito nel 1990 a vincere la Coppa del Mondo e neanche a giocare un mondiale all'altezza delle sue aspettative.
L'abbraccio tra Roberto Mancini e Gianluca Vialli alla fine di quella leggendaria finale con l'Inghilterra sembrava essere l'abbraccio che celebrava una vittoria anche più ampia di quella della Coppa Europa. Purtroppo è stato il festeggiamento di una momentanea vittoria contro “un compagno di viaggio” con cui l'ex giocatore della Sampdoria aveva dovuto imparare a convivere ma non ad amare.
Vialli oggi non si è arreso. Ma semplicemente ha voluto concedere a quel compagno di viaggio il privilegio di scendere con lui all'ultima fermata di questo non troppo lungo ma sicuramente intenso e piacevole itinerario di sport, affetti, umanità e gioia.
di Angelo Pugliese