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La scomparsa di Sinisa Mihajlovic

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Il calcio europeo perde un grande giocatore e un allenatore che aveva ancora molto da dire e da vincere -di Angelo Pugliese

Roma, 18 dicembre 2022- Sinisa Mihajlovic il 16 dicembre 2022 è morto in una clinica della Capitale a 53 anni per via di una recidiva della leucemia che lo aveva colpito tre anni fa. Una carriera di calciatore contrassegnata agli inizi dall'essere una bandiera della Stella Rossa di Belgrado, (simbolo come squadra di club di quella che era una volta la Jugoslavia , dove militavano giocatori di tutti gli stati che componevano la federazione balcanica e anche protagonista della vittoria di una Coppa dei Campioni nel 1991 in terra italiana, a Bari).

Ma dopo la vittoria europea, negli stessi giorni, la Jugoslavia iniziava la sua drammatica agonia, attraverso le guerre di indipendenza delle ex repubbliche satelliti nei confronti della Serbia e perciò l'occasione di poter giocare in Italia, con la Roma, grazie alla “chiamata” del suo “concittadino”, l'allenatore Vujadin Boskov, chiamato a dirigere la squadra giallorossa, con la speranza che potesse replicare il “miracolo” che aveva fatto con la Sampdoria, portata in meno di 4 anni allo scudetto, non fu sprecata.

Da quel 1992 Sinisa non ha mai più lasciato l'Italia, vestendo poi le maglie della Sampdoria, della Lazio ( dove farà parte della squadra che vincerà il campionato del 1999-2000), dell'Inter. per poi iniziare una carriera di allenatore che lo porterà a sedersi sulla panchina della Fiorentina, Inter, della Sampdoria e del Milan e infine del Bologna.

 

 

 

Sinisa Mihajlovic proprio a Bologna ha vissuto professionalmente la sua ultima esperienza, cercando di gestire con dignità il suo grave problema di salute insieme al suo lavoro di tecnico della squadra rossoblu, ottenendo risultati anche eccezionali e vivendo con molta delusione, l'esonero voluto dalla dirigenza del cub felsineo dopo il primo mese di campionato, probabilmente determinato dalla percezione della Presidenza della squadra della difficoltà estrema di avere un Mihajlovic con la giusta lucidità, dopo la scoperta da parte dei medici di una nuova leucemia, più aggressiva di quella che lo aveva colpito nel 2019.

Il calcio europeo ha perso un giocatore di una eleganza tecnica integrata con una capacità di sacrificio che lo portò  ad arretrare da centrocampista avanzato a quello di difensore centrale senza tuttavia perdere la sua capacità di essere “uomo-squadra”.  Come allenatore Mihajlovic ha avuto l'opportunità di guidare dalla panchina squadre italiane di grande livello anche se probabilmente si sentiva pronto per team di livelli anche superiori. Rimarrà di lui, la sua capacità comunicativa, il suo amore per Roma  e per l'Italia, esemplificato dalla scelta di sposarsi con una cittadina capitolina e di far crescere, studiare e mettere radice ai suoi figli in questo Paese.

Sinisa era molto “italiano” anche se era nato a Vukovar e capiva benissimo i pregi e i difetti del nostro Paese. Non era un ipocrita, quando voleva andare a “brutto muso” contro qualcuno, sul campo di gioco o dal microfono di una trasmissione televisiva lo faceva senza problemi e con la stessa naturalezza cercava poi di chiudere le polemiche senza farle degenerare anzi cercando sempre poi una riconciliazione.

Mancherà a questo Paese, a questo calcio italiano sempre in perenne avvitamento su se stesso, un dissacratore e allo stesso tempo “federatore” come Mihajlovic.

di Angelo Pugliese

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